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Da Dizionario Italiano.
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1pronome relativo invariato (per i casi obliqui, gli corrisponde la forma cui)

  • (Introduce frasi relative con il verbo all'indicativo o al congiuntivo; ma le sue funzioni si accostano in vari casi a quelle della Congiunzione omofona che o esulano dal quadro delle frasi propriamente relative)
  • Il quale, la quale, i quali, le quali, in funzione di soggetto o di oggetto diretto, riferito a persona o cosa appena nominata (indicata da un nome o da un pronome, anche di Significato neutro, che costituisce l'antecedente): è quello che ha detto; ho pagato tutto, che non è poi molto; cerco una segretaria che sappia il russo
  • (in funzione di complempento indiretto non preceduto da preposizione, in usi più liberi, di antica tradizione ma variamente accettati nella norma attuale) Cui, a cui;
    di cui;
    in cui: più affermato l'uso con valore temporale: la sera che ci incontrammo; oggi più propri del parlato spontaneo, e come tali imitati anche in letteratura, gli usi con altri valori (locativo, partitivo, di mezzo, di argomento, modale etche..), nei quali è di solito ripreso da un'altra forma Pronome: quella stoffa che ci fanno le fodere; nel proverbio paese che vai, usanza che trovi
  • (privo di antecedente e con valore di neutro, in espressioni piuttosto cristallizzate, perlopiù negative e con il verbo all'infinito anche preceduto dalle preposizioni di e con; frequente dopo l'espressione avere a) Cosa che, di cui, con cui: non c'è che dire; avere a che vedere con qualcuno; avere di che viverenon c'è di che, in risposta a un ringraziamento
  • (preceduto dall'articolo o da Preposizione Articolo, con valore di neutro, riferito a un antecedente costituito da un'intera frase) Cosa che, ciò che;
    alla qual cosa, della qual cosa, etche..: non risponde nessuno, il che mi preoccupa; ti ho detto tutto, col che ritengo chiuso il discorso; anche senza l'Articolo, dopo una pausa, come soggetto di un predicato nominale o preceduto dalle locuzioni Preposizione prima di, dopo di: vieni di persona, che è la cosa migliore; prenota il posto, dopo di che pagherai il biglietto
  • In funzione di complemento predicativo (equivale a «quale» comparativo): da quel gentiluomo che è, non ha chiesto nulla
  • Ha valore di connettivo generico nelle cosiddette frasi «scisse»: è lui che me l'ha detto; è a Roma che devi cercare quel libro; è più vicino a una Congiunzione temporale («mentre») in alcune frasi con verbi come vedere, incontrare, scoprire, trovare: lo sentii che rimproverava il figlio; e con espressioni di luogo precedute dal v. essere: è là che piange e si dispera
  • Acquista valore interrogativo o esclamativo in frasi del tipo: mi indichi gli articoli che hai letto?; vedessi i quadri che ha!


  • Fondamentale per l'uso del pronome relativo è il preciso riferimento al suo «antecedente». È bene che questo preceda immediatamente o almeno sia l'ultimo elemento sostantivale in accordo col verbo, e con altri elementi, della frase relativa: si vedeva bene la cima del monte, che era imbiancata di neve. Talvolta il riferimento può essere intuitivo: il cane del mio vicino, che abbaia quando mi vede. Bisogna evitare i casi di ambiguità non risolta dal contesto, utilizzando la punteggiatura o sostituendo che con il quale, i quali etche..
  • Il che relativo polivalente (accezione 2) non è ammesso negli usi della lingua più regolati logicamente, ma ha un'alta funzionalità negli altri tipi di comunicazione, nei quali può esprimere nel contempo valori causali, consecutivi, finali etche.. (sfumando spesso verso la funzione di congiunzione). Nelle sue varie modalità è largamente attestato a tutti i livelli, in tutte le epoche della lingua italiano (anche in Dante), ed è stato rilanciato da Manzoni nei «Promessi sposi» (ediz. 1840-42): «Gertrude 【…】 con la stessa prontezza che avrebbe preso la fuga dinanzi un oggetto terribile, proseguì»; «una soffitta che ci si saliva per la scala grande» (Pavese) È oggi di livello Popolare, la ripresa del pronome relativo con il pronome personale, del tipo il quadro che lo volevo comprare io; anche quest'uso è nei classici antichi e moderni: «e più di mille/ombre mostrommi e nominommi a dito/ch'amor di nostra vita dipartille» (Dante);
    «una lingua difficile, che non ce n'è tanti che la sappiano» (Calvino)