Differenze tra le versioni di "Ne"
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* <span class="da-notare-desc">Avverbio</span> Particella atona usata come proclitica (davanti al verbo: per esempio <span class="enfasi">ne vengo</span>) o come enclitica (dopo il verbo: <span class="enfasi">tornarne</span>), anche preceduta da <span class="enfasi">me, te, se</span> etc... (<span class="enfasi">me ne vado</span>/<span class="enfasi">andarsene</span>) | |||
* Da lì, da qui, con valore di moto da luogo: <span class="enfasi">è andato in ufficio e ne è uscito poco dopo</span> | |||
* Con lo stesso Significato, ma con valore locativo attenuato, si unisce a verbi che con la costruzione riflessivo esprimono un particolare coinvolgimento del soggetto nell'evento: <span class="enfasi">me ne sto tranquillo</span> | |||
* <span class="da-notare-desc">pronome personale</span> Forma atona del paradigma dei Pronome di 3ª maschile e femminile Singolare e Plurale (meno frequente, di 1ª e 2ª maschile e femminile Singolare e Plurale), con riferimento, anche generico, a cose, animali o persone già nominati o che verranno nominati, o con valore neutro, con riferimento a una frase; <br /> è usata come proclitica (davanti al verbo, anche con un'altra particella: per esempio <span class="enfasi">me ne sono accorto</span>) o come enclitica (dopo il verbo, anche insieme a un'altra particella, sempre in grafia unita: per esempio <span class="enfasi">parlagliene</span>) | |||
* Da esso, da essa, da lui, da lei, da ciò, da essi, da esse, da loro, con funzione di complemento di origine, provenienza, causa etc...: <span class="enfasi">ne derivano molte conseguenze</span>; <span class="enfasi">sono stato gentile con loro, ma non ne ho ricevuto che sgarbi</span> | |||
* Di esso, di essa, di ciò, di lui, di lei, di essi, di esse, di loro, con funzione di complemento di argomento, appartenenza o generica specificazione: <span class="enfasi">bello quel tavolo: ne ho anch'io uno simile</span>; <span class="enfasi">di questo ne abbiamo già discusso</span>; <span class="enfasi">non ne so nulla</span>; anche con valore attenuato, in espressioni quasi idiomatiche: <span class="enfasi">farsene una ragione</span>; <span class="enfasi">fregarsene</span>; <span class="enfasi">non poterne più</span> ‖ <span class="lcd">aversene a male</span>, offendersi, prendersela ‖ <span class="lcd">non volergliene</span>, non serbargli rancore | |||
* Ha funzione di partitivo ed è generalmente obbligatorio con un quantificatore e se il complemento è anteposto al verbo: <span class="enfasi">ho comprato la frutta, ne vuoi?</span>; <span class="enfasi">soldi non ne ho</span>; <span class="enfasi">eccone uno!</span>; anche con riferimento a un nome f. Plurale sottinteso (cose, parole, botte etc...): <span class="enfasi">ne combina di tutti i colori</span>; <span class="enfasi">se ne dicono tante!</span>; <span class="enfasi">ne ho prese tante</span> ‖ <span class="lcd">quanti ne abbiamo oggi?</span>, che giorno è? | |||
* Il valore di Avverbio (primario) e quello di Pronome non sono sempre facilmente separabili | |||
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Versione delle 00:46, 12 feb 2010
Sillabazione:
1【né】 <metadesc>Trova il significato e la definizione della parola Ne sul dizionario Italiano. Significato,etimologia, esempi d'uso per il lemma Ne</metadesc>
Definizione e Significato:
Avverbio, Pronome
- Avverbio Particella atona usata come proclitica (davanti al verbo: per esempio ne vengo) o come enclitica (dopo il verbo: tornarne), anche preceduta da me, te, se etc... (me ne vado/andarsene)
- Da lì, da qui, con valore di moto da luogo: è andato in ufficio e ne è uscito poco dopo
- Con lo stesso Significato, ma con valore locativo attenuato, si unisce a verbi che con la costruzione riflessivo esprimono un particolare coinvolgimento del soggetto nell'evento: me ne sto tranquillo
- pronome personale Forma atona del paradigma dei Pronome di 3ª maschile e femminile Singolare e Plurale (meno frequente, di 1ª e 2ª maschile e femminile Singolare e Plurale), con riferimento, anche generico, a cose, animali o persone già nominati o che verranno nominati, o con valore neutro, con riferimento a una frase;
è usata come proclitica (davanti al verbo, anche con un'altra particella: per esempio me ne sono accorto) o come enclitica (dopo il verbo, anche insieme a un'altra particella, sempre in grafia unita: per esempio parlagliene)
- Da esso, da essa, da lui, da lei, da ciò, da essi, da esse, da loro, con funzione di complemento di origine, provenienza, causa etc...: ne derivano molte conseguenze; sono stato gentile con loro, ma non ne ho ricevuto che sgarbi
- Di esso, di essa, di ciò, di lui, di lei, di essi, di esse, di loro, con funzione di complemento di argomento, appartenenza o generica specificazione: bello quel tavolo: ne ho anch'io uno simile; di questo ne abbiamo già discusso; non ne so nulla; anche con valore attenuato, in espressioni quasi idiomatiche: farsene una ragione; fregarsene; non poterne più ‖ aversene a male, offendersi, prendersela ‖ non volergliene, non serbargli rancore
- Ha funzione di partitivo ed è generalmente obbligatorio con un quantificatore e se il complemento è anteposto al verbo: ho comprato la frutta, ne vuoi?; soldi non ne ho; eccone uno!; anche con riferimento a un nome f. Plurale sottinteso (cose, parole, botte etc...): ne combina di tutti i colori; se ne dicono tante!; ne ho prese tante ‖ quanti ne abbiamo oggi?, che giorno è?
- Il valore di Avverbio (primario) e quello di Pronome non sono sempre facilmente separabili